Dagli Stati Uniti arriva, per mano di unarchitetto particolarmente originale, una nuova idea di eco-sostenibilità nel campo dell’edilizia. Nome del geniale professionista è Roald Gundersen il quale ha deciso di specializzarsi in un particolare tipo di attività ovvero quello di recuperare piante infestanti e riutilizzarle per creare abitazioni resistenti e sostenibili. La materia prima è costituita da alberi che hanno perso la loro corteccia e piante malate in genere. Fra i vantaggi ambientali che ne derivano il fatto che l’eliminazione di queste piante va a tutto vantaggio del bosco in quanto viene permesso, con la loro eliminazione, agli altri esemplari di ottenere più luce, aria e sostanze nutritive. La sua prima casa, la A-frame (costata 15 mila dollari e 12 mesi di lavoro), l’ha costruita 16 anni fa con gli alberi della foresta di fronte, così come la serra solare e la Book End, una piccola dependance edificata con i “morti in piedi” come li chiama Gundersen, nome macabro per indicare gli olmi uccisi dai coleotteri. Gundersen nel costruire non modifica la materia prima a sua disposizione, la lascia infatti grezza. Gli alberi perciò non vengono trattati, ma utilizzati con tanto di imperfezioni, rami e curvature. L’utilizzo dell’albero intero nelle costruzioni, secondo l’architetto americano, offre molte più opportunità e ha molte più qualità delle travi di legno lavorate. Ecco quindi nascere le case di Roald Gundersen con alberi incastonati nella struttura con tronchi come colonne portanti e travi curve a sorreggere il tetto. Da non sottovalutare infine, fa notare l’architetto, le proprietà isolanti del legno le quali, grazie ad alcuni accorgimenti come le ampie vetrate con doppi vetri leggermente inclinate per catturare i deboli raggi invernali, permettono di conservare il calore riducendo al minimo i consumi per il riscaldamento a dicembre e rendendo inutile l’aria condizionata.
Il mio viaggio nel mondo dell’eco-design prosegue: oggi vi parlo di due realtà per me molto valide che credo siano vicine a quell’ideale punto di equilibrio tra estetica e creatività,traguardo complicato ma avvincente, di cui scrivevo nell’articolo sugli eco-bijoux. In Italia ho da poco scoperto l’esistenza di “Rifuse”,Associazione Culturale con sede nelle Marche (a Macerata) nata nel 2010 dall'esperienza di designer con la vocazione del riciclo e riuso dei materiali per dare una seconda vita agli oggetti dismessi e agli scarti di lavorazione industriale. L’idea di partenza è quella di restituire nuova vita agli oggetti la cui potenzialità è stata gradualmente soppressa dalla rapidità di consumo che caratterizza da tempo la società attuale. La spazzatura, quindi, va vista come ‘risorsa’ dal momento che, come diceva Antoine-Laurent de Lavoisier, sulla terra “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” e bisogna prendere atto che non è possibile produrre più di quanto si possa smaltire. Ecco che gli scarti di lavorazioni industriali, ingombranti e complicati da smaltire, si trasformano in intriganti oggetti di design e moda, dai bancali di legno nascono tavoli, sedie e complementi d’arredo. Insomma, si tratta di una realtà italiana da tenere d’occhio, con l’augurio che possa raggiungere i risultati che hanno conseguito i fratelli Fernando ed Humberto Campana, di cui parlerò adesso. Certo non hanno bisogno della mia presentazione! Si tratta di designer brasiliani che da tempo fanno ricerca nell’ambito del design ecologico: il loro interesse è rivolto in particolare alle tematiche del riciclaggio e della fusione tra materiali naturali e sintetici, senza tralasciare forti richiami all’integrazione delle culture ed all’ambiente. Fonte di ispirazione è chiaramente il “loro” Brasile con le sue contraddizioni irrisolte: dalla natura rigogliosa delle foreste pluviali brasiliane, alle improvvisazioni dei venditori ambulanti fino allecapanne dei quartieri poveri, dai film alla musica fino all’arte. Da questa vivace commistione nascono strutture dalle forme lineari che sembrano essere delle riproduzioni della giungla reale e di quella metropolitana, come coordinate cruciali della vita brasiliana. Da anni collaborano con aziende internazionali come Alessi, Edra o Vitra, oltre a proporre le loro collezioni. In una recente intervista a “Il Sole 24 Ore” Humberto Campana esprime le sue legittime e fondate paure in merito alla possibilità che l’eco-design possa ridursi ad una semplice moda passeggera: speriamo si sbagli!