Dagli Stati Uniti arriva, per mano di unarchitetto particolarmente originale, una nuova idea di eco-sostenibilità nel campo dell’edilizia. Nome del geniale professionista è Roald Gundersen il quale ha deciso di specializzarsi in un particolare tipo di attività ovvero quello di recuperare piante infestanti e riutilizzarle per creare abitazioni resistenti e sostenibili.
La materia prima è costituita da alberi che hanno perso la loro corteccia e piante malate in genere. Fra i vantaggi ambientali che ne derivano il fatto che l’eliminazione di queste piante va a tutto vantaggio del bosco in quanto viene permesso, con la loro eliminazione, agli altri esemplari di ottenere più luce, aria e sostanze nutritive. La sua prima casa, la A-frame (costata 15 mila dollari e 12 mesi di lavoro), l’ha costruita 16 anni fa con gli alberi della foresta di fronte, così come la serra solare e la Book End, una piccola dependance edificata con i “morti in piedi” come li chiama Gundersen, nome macabro per indicare gli olmi uccisi dai coleotteri.
Gundersen nel costruire non modifica la materia prima a sua disposizione, la lascia infatti grezza. Gli alberi perciò non vengono trattati, ma utilizzati con tanto di imperfezioni, rami e curvature. L’utilizzo dell’albero intero nelle costruzioni, secondo l’architetto americano, offre molte più opportunità e ha molte più qualità delle travi di legno lavorate.
Ecco quindi nascere le case di Roald Gundersen con alberi incastonati nella struttura con tronchi come colonne portanti e travi curve a sorreggere il tetto. Da non sottovalutare infine, fa notare l’architetto, le proprietà isolanti del legno le quali, grazie ad alcuni accorgimenti come le ampie vetrate con doppi vetri leggermente inclinate per catturare i deboli raggi invernali, permettono di conservare il calore riducendo al minimo i consumi per il riscaldamento a dicembre e rendendo inutile l’aria condizionata.
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